Iñaki Badiola |
Le dichiarazioni di Iñaki Badiola potrebbero scatenare un’altra,
l’ennesima bufera sullo sport spagnolo. Parole forti, dichiarazioni che mettono
in risalto presunte azioni illecite, non economiche, bensì ancora più gravi, perché
si parla ancora di doping, e lo sport targato “Spagna” non riesce ad uscirne da
questo tunnel. L’ex presidente della Real Sociedad, squadra basca
professionista di calcio spagnola, ha rilasciato un’intervista alla rivista sportiva
As dicendo che nel 2008 quando rilevò
la presidenza della società, scoprì che dal 2001 fino ad allora c’era stata una
contabilità segreta nella quale erano nascosti conti, e si parla di 300.000
euro, usati per l’acquisto di sostanze ritenute dopanti in quel periodo. Il
tutto coincide con il periodo più importante della storia del club, nel
2002/2003 la Real Sociedad è riuscita ad arrivare seconda nella Liga,
scontrandosi anche con la Juventus l’anno successivo in Champions League. Cosa
fece il buon Badiola al suo arrivo? Denunciò subito i due medici di allora,
Eduardo Escobar e Antxon Gorrotxategi, però ovviamente non ha fatto nomi dei
calciatori che potrebbero essere coinvolti perché non potrebbero esserlo tutti,
ma l’indagine fu concentrata sui medici. Due sono le cose che fanno presagire a
qualcosa di misteriosamente inquietante: la prima è il legame con il dottor
Fuentes (l’ormai famoso medico che ha ammesso di aver aiutato importanti sportivi,
non solo ciclisti), difatti nelle sue cartelle più volte compare la sigla “Rsoc”;
interrogato la settimana scorsa proprio sul significato di questa sigla,
Eufemiano Fuentes dice ironicamente: “chi
lo sa…potrebbe essere la marca di un buon vino”. La seconda cosa è il
coinvolgimento nella faccenda di José Luis Astiazaràn, colui che fu presidente
della Real Sociedad dal 2001 al 2005 e attuale presidente della LFP il governo
della massima serie calcistica spagnola. Lui stesso dice di non essere a
conoscenza di pratiche illegali riferite a quel periodo, ma saranno i giudici a
stabilirlo, intanto il club non fa trapelare nulla, e Badiola conclude: “Credo che nel calcio il doping non sia necessario come in altri sport, come
ad esempio nel ciclismo. Non è necessario per ottenere risultati positivi, ma
con tutta questa competitività e con tutti i soldi che girano, la tentazione di
cercare di ottenere il massimo dagli atleti e alta. Il sistema è scarsamente
regolato, il doping è sempre più avanti, con i dottori che possono nasconderlo
agevolmente. Ci sono test delle urine che non rilevano l’EPO, il che denota
negligenza e scarsa volontà di rendere pulito questo sport”. Parole destinate a creare polemiche e discussioni, non
solo in Spagna, ma in tutto il mondo che da tempo si chiede come un movimento
sportivo come quello spagnolo che nella sua storia non è mai riuscito a vincere
a certi livelli, tutto d’un tratto riesce a conquistare l’Europa prima e il
mondo poi. Parola alla giustizia che stabilirà quanto di vero ci siano in
queste inquietanti dichiarazioni.
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