Andrea Antonelli |
Parole, polemiche, conforto ma soprattutto tanta
confusione. Antonelli non è più tra noi, morto a 25 anni in una gara di moto, e
il giusto contorno che gli si dovrebbe dedicare è quello fatto interamente di
religioso silenzio. I giornali continuano imperterriti nel loro esprimere
pareri per una morte che a detta di qualcuno pare più che discutibile. Andrea,
ragazzo splendido, che delle moto aveva fatto la sua ragione di vita, se n’è
andato al Moscow Raceway, impianto all’avanguardia pronto ad ospitare le più
importanti manifestazioni motoristiche del mondo. Tutto è successo sotto un
diluvio, quel diluvio che se il destino lo avesse previsto prima, forse non
saremmo qui a parlarne. Si doveva partire? Non lo si doveva fare? Tutto era a
norma? Mille domande, altrettante risposte. Si è partiti sotto una
pioggerellina innocua, nessun pilota ha reclamato dopo il giro di ricognizione,
come è possibile fare in tutte le gare; ecco che dopo il primo giro arriva
l’acquazzone temuto, forse la causa di questa tragedia. Andrea cade, in mezzo
al gruppo non si vede nulla, i piloti chiudono gli occhi sperando che vada
tutto bene, ma ecco che un connazionale non si accorge del pilota a terra e lo
travolge. Momenti drammatici che all’inizio ricordano la morte di Simoncelli;
si capisce subito la gravità della situazione. Per Andrea non ci sarà nulla da
fare nonostante i tentativi, ma come per ogni pilota, nessuno nel motorsport
muore sul campo di battaglia, ma viene trasportato nella clinica mobile
dichiarandolo morto successivamente. Immagini shoccanti, il padre lo vede.
Spera. Purtroppo cominciano le prime lacrime che decretano la fine dei sogni di
un ragazzo venticinquenne che voleva fortemente fin da bambino approdare un
domani nel mondiale Superbike. Questo il rammarico più grande, dice il padre
consapevole che il tutto sia stata una tragica fatalità che purtroppo un pilota
nel motorsport deve mettere in preventivo: sai di mettere il casco ma non sai
se lo toglierai con le tue mani. Si potrà migliorare la sicurezza ancora di
tanto, ma uno sport sicuro non esiste, il rischio del peggio ci sarà sempre, la
fatalità non si sconfiggerà mai, se vuoi intraprendere uno di questi sport sai
che la morte sarà uno dei tuoi avversari. Si può morire nello sport? Si. Andrea
come Marco, due angeli “sportivi” lassù, uniti da una simile tragedia che ha
sconvolto lo sport, in particolare quello italiano. Ora basta però lo sport non
può più regalare vite del genere!
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