Dominik Paris e lo spettacolo della Streif |
Vincere sulla Streif non significa vincere una semplice tappa
di Coppa del Mondo, ma vuol dire entra nella storia, essere ricordato da tutti perché
hai vinto lì sulla pista più bella e difficile al mondo. Quindici anni dopo il
mitico Kristian Ghedina tocca a un altro italiano, Dominik Paris, trionfare
sulla mitica Streif a Kitzbuhel, diventare leggenda di un’impresa che riesce solo ai
grandi, perché buttarti giù su quel serpentone di circa tre chilometri non è da
tutti, ci vuole un coraggio speciale che altri non hanno. Il ventiquattrenne
della Val d’Ultimo ha fatto una gara perfetta: una Mausfalle, la “trappola per
topi”, superata senza sbavature, poi ha saputo pennellare e far scorrere i suoi
sci sulle stradine nel bosco, per poi tracciare una diagonale memorabile all’Hausbergkante
nonostante i muscoli ti chiedano di respirare mentre l’acido lattico li
soffoca, all’ultimo ostacolo, lo Zielschuss, si lancia come un proiettile
facendo segnare i 142,3 km/h per poi tagliare il traguardo su quella lingua di
pista che si fa spazio tra i 30.000 spettatori, e realizzare che nessuno ha
fatto meglio. Non era ancora ora di festeggiare, ma dopo Guay e Reichelt l’attesa
diventa dolce, basta solo attendere il compagno di squadra Innerhofer che
scendeva col 45 e purtroppo non riesce a ripetere l’impresa della settimana
scorsa di Wengen. Scoppia la felicità, Paris ha vinto ed è leggenda, in 30.000
mila a festeggiarlo, comprese le autorità austriache tra cui Arnold
Schwarzenegger, non possono far altro che inchinarsi ad applaudire l’orgoglio
italiano che quest’anno più che mai si sta distinguendo nei risultati. Ecco,
questa è la storia di un sogno che diventa realtà, come ha detto lo stesso
Dominik, tutto parte ai 6 anni, quando guardi la tv e per la testa ti parte la
pazza idea di vincerla un giorno, poi 18 anni dopo ritrovi il tuo nome inciso
su una cabina dell’ovovia di Hahnenkamm che è l’onore che spetta ai vincitori
sulla Streif.
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