14 maggio 2013

NOTHING LASTS FOREVER, THANK YOU SIR!

Sir Alex Ferguson

Inchinarsi è il minimo che si possa fare, ma ogni amante del calcio lo dovrebbe concedere di fronte ad uno degli uomini più importanti nella storia di questo straordinario sport, come il calcio, Sir Alex Ferguson. Ora che la festa per la vittoria e per l’addio del manager è stata completata (è stato lui ad alzare domenica l'ultimo trofeo della sua carriera), è giusto trarre delle riflessioni. Sono state riempite molte pagine in questi giorni dei giornali di tutto il mondo, ma mai nessuno sarà stanco di leggere e rileggere commenti, pensieri che lo possono riguardare da qui in avanti, perché provate a togliere questo fenomeno che la natura ha donato al calcio, e vi accorgerete che una bella parte del vostro album dei ricordi calcistici si svuota completamente. 26 stagioni con i Red Devils, dal 1986 al 2013, più di 1500 partite, 38 trofei vinti di cui 13 Premier League, 2 Champions League, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Europea, 2 Coppe Intercontinentali, 5 FA Cup, 4 Coppe di Lega, 10 Community Shield precedute da 4 Campionati scozzesi, 4 Coppe di Scozia, 1 Coppa di Lega, 1 Coppa delle Coppe e 1 Supercoppa Europea. Vi bastano? Numeri che non rendono l’idea completa della grandezza di colui che nel 99 ricevette il titolo di Sir, ma va aggiunta la sua idea di calcio, sempre offensiva, propositiva, capace di cambiarla ed adattarla a seconda dei giocatori a sua disposizione, non solo, perché ha saputo vivere due ere calcistiche nelle quali molte cose sono cambiate e in cui era necessario "aggiornare" le proprie idee; la sua umiltà, dentro e fuori dal campo, un signore capace di esultare ad una vittoria senza mai infierire sull’avversario, e di fronte ad una sconfitta bersi anche un bel bicchiere di vino con l’avversario, come lo stesso Carlo Ancelotti ha testimoniato, quasi a voler dare al calcio una sfumatura del bello del rugby; ma capace anche di non sottovalutare nessuno, più di una volta è stato visto ad osservare squadre di quarta o quinta serie che avrebbe poi incontrato nei vari turni di FA Cup e Coppa di Lega; il suo saper lavorare con i giovani, coccolarseli nella seconda squadra finchè fossero pronti al grande salto, per poi lanciarli nell’olimpo del calcio insieme a quei vecchietti in campo, i vari Giggs, Scholes o Neville, che incarnavano esattamente l’espressione perfetta che ci vuole per accogliere i nuovi del settore giovanile, insegnatagli dal loro maestro Alex Ferguson; non ultima la capacità manageriale di gestire un club, ha fatto tutto lui, i direttori sportivi in Gran Bretagna non sanno nemmeno cosa siano, e quindi l’allenatore non deve solo saper allenare, ma spendere, e gestire un bilancio societario, e lui l’ha fatto in maniera perfetta vincendo, portando campioni che hanno segnato la storia del calcio ma sempre rimanendo dentro certi parametri societari sia economici che morali. Ora Ferguson lascia il Manchester United nel momento che viene meglio definire perfetto: ha vinto l’ennesimo titolo nazionale, l’età media della squadra e la qualità della rosa dei Red Devils sono ottimi per il futuro e lo stadio è ancora un luogo sacro del calcio per tutto il mondo. L’impressione è che termini un regno davvero grande, come scrive lo stesso Mirror “Niente dura per sempre e anche i regni più grandi devono arrivare alla fine”, difficile pensare a qualcuno che possa durare su una panchina quanto lui e che possa vincere quanto lui; intanto Sir Alex Ferguson rimarrà nel mondo del calcio sempre col Manchester United come dirigente e ambasciatore del club nel mondo. Nel frattempo che il mondo è impegnato nel ringraziarlo e nello spendere parole d’onore nei suoi confronti, da una parte all’altra della terra continua a rimbalzare la frase più celebre del momento: “Thank you Sir!”

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