21 ottobre 2011

DAN WHELDON 1978-2011




Dan Wheldon vincitore alla storica 500 miglia di Indianapolis


  Dan Wheldon, pilota inglese di 33 anni, la sua vita è terminata l’altro giorno nell’ovale di Las Vegas nella gara che chiudeva il campionato 2011 indycar series.

 Pilota eccezionale, un uomo con la U maiuscola, uno di quelli che di coraggio ne aveva da vendere;  ha incontrato la morte nel suo lavoro, quello di pilota che praticava fin da bambino, forse l’unica amara consolazione che può avere un pilota quando succede quel che è successo a Dan il 16 ottobre 2011. La sicurezza dove stava?  Tutti si interrogano se tutto era a norma, o se si poteva evitare una tragedia del genere! Io ho incominciato ad approfondire la indycar series da quando la piattaforma Sky ha incominciato a trasmettere in diretta le gare; subito ho pensato che quel mondo fosse folle, forse uno degli sport più pericolosi che io abbia mai visto, soprattutto quando la gara si svolgeva negli ovali.
Stavo guardando il derby di Roma quando a fine primo tempo giro canale per vedermi la gara finale di  questo campionato e tifare per il grande Dario Franchitti, solita suspence prima della gara con la solita cerimonia di avvio e poi via si parte. 34 vetture su un ovale di 2,4 chilometri, 350 km/h la media oraria (realizzata dal grande Kanaan) con punte di 372 km/h, senza neanche accorgermi mi ritrovo a vedere che hanno già realizzato 5 giri in pochi secondi, provavo qualcosa di straordinario ma nello stesso tempo avevo i brividi a vedere come quelle vetture distanti una metro  dall’altra compivano quelle paraboliche consapevoli di non poter sbagliare nemmeno per un solo centimetro. Sembrava quasi impossibile che tutto andasse  perfettamente, quando all’11esimo la regia si concentra sulla cameracar di Dan Wheldon; si comincia a vedere del fumo, la regia torna in diretta tv, si vede fuoco, poi fuoco ancora, auto che volano, si rovesciano, si scatena l’inferno. 15 vetture coinvolte, si capisce subito che le cose sono serie, qualcuno sicuramente ha pagato a caro prezzo; purtroppo il prezzo è altissimo, la vita, quella di Dan Wheldon che se ne va. La corsa ovviamente si blocca. Viene fatto di tutto per salvarlo, ma invano, si pensa sia morto sul colpo dopo che il casco dilaniato ha grattato per 4-5 metri contro le barriere protettive, ma come tutti i piloti nessuno muore in pista, diventano eroi che solo all’ospedale si arrendono alla vita. Si vede a momenti la moglie (anche manager) che dalla disperazione “dimentica” anche i suoi figlioletti Oliver e Sebastian, pochi mesi il primo e 2 anni il secondo. Alla fine arriva la conferma della notizia che alla tv era già arrivata ma che solo con una conferenza diventa ufficiale: “Dan has passed away!”, forse la frase che tutti non avrebbero voluto sentire. Si piange e dopo qualche ora i piloti trovano la forza di fare 5 giri per ricordarlo, il silenzio con il sottofondo dei motori è impressionante, ti fa venire le lacrime anche se non vuoi!
Dan, come detto detto lascia la moglie e due figli, e ora tutti a discutere se s può perdere la vita così. Aveva vinto la 500 miglia di Indianapolis 2 volte (l’ultima in modo incredibile su Hildebrand), la Mclaren lo aveva scelto poi aveva preferito Button, quindi non era sprovveduto.
Poi ci sono degli indizi che ci fanno capire come lui quest’anno dovesse essere protagonista sia nel bene (Indianapolis) sia nel male: la roulette disegnata sul casco per questa apposita gara, la cameracar in diretta tv nel momento dell’incidente, il semplice fatto che fosse in gara per una pazza scommessa: in palio il jackpot di 5 milioni di dollari se avesse vinto la gara partendo ultimo, cose strane del destino.
E adesso tutti a interrogarsi sulla sicurezza: 34 vetture non sono troppe quando a indianapolis si corre in 33 con un ovale grande il doppio di Las Vegas? I piloti giovani, o se si vuol dire poco esperti possono gareggiare in questo tipo di gare?; sugli ovali poco si può migliorare, ma non si possono nemmeno cancellare quelle gare storiche che hanno fatto la storia del motorsport, quindi qualche soluzione come al solito si troverà e piloti ritorneranno con a spingere sull’acceleratore senza paura. Questo è il motorsport, la sicurezza potrà anche migliorare ma mai si arriverà ad avere una gara in cui la vita sia comunque al riparo.
Ciao Dan, sei stato grandissimo, probabilmente lassù correrai  su tracciati migliori, più sicuri, ci mancherai tantissimo.
Un abbraccio forte alla famiglia Wheldon  e ai due piccoletti Oliver e Sebastian!!

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