23 gennaio 2014

SVEN QUANDT E QUELLA TIRATINA D'ORECCHIE...

Sven Quandt
Sono passati 5 giorni dalla fine della Dakar 2014. Non riesco a darmi pace. Quanto vorrei che quella penalità non fosse stata inflitta a Nasser Al-Attiyah. Quanto vorrei aver visto a tre giorni dal termine 3 Mini nell'arco di 10 minuti. Si, avrei voluto vedere Sven Quandt molto più in difficoltà di quanto lo sia stato nello stabilire la vittoria della Dakar 2014. In fondo, è proprio lui, il team manager dello squadrone Mini, che l'ha decisa in favore dello spagnolo Nani Roma; Peterhansel era in gran recupero, dai 40 minuti era arrivato a 5, ma di certo non si poteva rovinare la festa in casa X-Raid. A tre giorni dalla fine Sven Quandt riunisce il team e decreta che deve essere Nani Roma a vincere la corsa. Giusto o sbagliato? Tutto sta nel giudicare la Dakar come uno sport di squadra o uno sport cosidetto "individuale". Nel primo caso, ecco che la scelta del team manager tedesco diventa la soluzione migliore per portare la casa automobilistica in questione il più in alto possibile. Ma nel secondo caso tutto cambia, la Dakar non è una corsa qualunque, è la corsa più massacrante al mondo, la più difficile, uno fa migliaia di sacrifici per esserci e figuriamoci per provarla a vincere, anche se colui si chiama Stephane Peterhansel, Mister Dakar, con 11 Dakar vinte nel cassetto e record su record da battere nel futuro. Alla fine il francese ne esce a testa alta, forse ancor più signore di quanto lo fosse già, una lezione per tanti. Però a molti non andrà mai giù, gente che ha ancora in mente i giochetti della Ferrari, gente che vede questa scelta una macchia nella storia della Dakar. Punti di vista. E come si suol dire in questi casi "non è giusto ma nemmeno sbagliato" quanto è stato fatto. 

Laia Sanz
Nonostante tutto complimenti al vincitore ufficiale Nani Roma, e al vincitore virtuale (o morale) Monsieur Dakar Stephane Peterhansel senza dimenticare lo strepitoso e sempreverde Marc Coma, ennesima per lui nella categoria delle moto. Merita una citazione la mitica Laia Sanz, diciannovesima assoluta. Nei quad interrotta l'egemonia argentina dei Patronelli (uscito nei primi giorni), e a trionfare è il cileno Ignacio Casale, di meglio non poteva chiedere visto che ha festeggiato la vittoria in patria a Valparaiso. Nei camion è di nuovo Kamaz il timbro 2014, cambia il detentore che da Nikolaev passa a Karginov con De Rooy che fino all'ultimo col suo Iveco ha cercato la rimonta impossibile mai riuscita.
Appuntamento al 2015, Ecuador e Colombia si sono offerte ad ospitare questa magnifica gara, anche se presumibilmente sembra difficile arrivare fin lì, fra 7-8 settimane le prime indiscrezioni, tra cui potrebbe esserci il ritorno in Perù, ma Etienne Lavigne ci ha sempre riservato delle sorprese.

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